Earth Hour 2020 GRAZIE

Si è conclusa anche l’edizione 2020 di Earth Hour, la manifestazione mondiale del WWF che da 14 anni invita a fermarsi, ragionare e soprattutto agire contro il riscaldamento climatico. In tutto il mondo, nell’ora locale dalle 20,30 alle 21,30, sono state spente le illuminazioni dei monumenti più significativi delle città partecipanti, grandi e piccole, perché ciascuno potesse fare la sua parte. Scendere nelle piazze, incontrarsi, quest’anno non è stato possibile in molte nazioni e l’evento ha preso una direzione diversa: la celebrazione condivisa tramite i social.  

Per la manifestazione italiana, che quest’anno ha visto il conferimento della Medaglia del Presidente della Repubblica, non sono mancati gli spegnimenti significativi ed importanti, come l’illuminazione di Palazzo Montecitorio, per dare il segno, nonostante il momento che stiamo vivendo, di quanto sia chiara la consapevolezza della necessità di azioni forti di sostegno alla salute del Pianeta; attenzione dimostrata anche dal Vaticano, nell’adesione alla manifestazione, e al sostegno ai temi ambientali da parte di Papa Francesco che già dal 2015, con l’Enciclica “Laudato Sì” ha rimarcato l’attenzione alla Casa Comune, attenzione rimarcata con le parole forti pronunciate nella serata di venerdì sera: “Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato” . 

L’esperienza di quest’anno, che mai avremmo pensato di vivere, deve portare a riflessioni ancora più serie e profonde che riguardano non solo il “dopo”, ma anche e ancora il “durante”, perché la consapevolezza che il mondo sia malato – e questo non è un dogma di fede – deve come minimo fermare la nostra corsa, come di fatto il virus ha fatto, costringendoci a riaprire gli occhi sulle cose veramente importanti: la salute, ovviamente, le necessità reali, le relazioni, e infine l’economia. 
 Ci siamo ricordati di vecchi modi di dire e il Ministro Conte lo ha sottolineato subito: la Costituzione definisce il diritto alla salute come “fondamentale” ed è l’unico diritto così definito. Ci siamo trovati spiazzati, di fronte al virus. Perché? Perché non potevamo immaginarlo: il nostro pensiero tecnologico, progressista, positivo ci faceva immaginare che se anche fosse arrivata una epidemia i nostri medici, i nostri ricercatori, il nostro sistema sanitario avrebbe immediatamente trovato la cura, assistendo i malati nel migliore dei modi. 
 Le pandemie, le epidemie viaggiano con la globalizzazione, in un mondo reso piccolo da relazioni e collegamenti rapidi, ma le nostre città e i nostri territori, i luoghi dove realmente conduciamo la nostra vita, forse, non sono adeguati. È sicuramente il momento di ripensare le nostre città, il nostro modo di abitare. Gli antichi Romani preferivano città di pianura, comode e agili per i commerci in un impero reso stabile dalla forza delle armi, ma quando le cose sono cambiate con le invasioni barbariche, le città si sono spostate sui monti, con torri e cinte di mura che però, quando i cannoni sono apparsi nella storia della guerra, si sono mostrate inadeguate. Le città sono cambiate con la rivoluzione industriale sviluppando sobborghi per fabbriche e manifatture, dotandosi di regolamenti di igiene e grandi spazi verdi. Oggi le città hanno evidentemente altri nemici, altre difficoltà, dai quali dobbiamo ancora imparare a difenderci. 

Il rapporto tra città e territorio va ripensato e regolato. Anche e soprattutto in termini agricoli. Va riscoperto il senso della autosufficienza dei territori, come la produzione di beni agricoli e di consumo indispensabili a chilometro zero, va tenuto presente il controllo della loro qualità. 

Quanto è importante l’economia reale del pane, dei prodotti locali, della produzione agricola di qualità, della capacità di aziende tessili di convertire in fretta le loro filiere di produzione, l’approvvigionamento di risorse semplici ma immediate e locali? Quanto è importante il filtro che le campagne e le foreste sono in grado di generare attorno all’abitato umano e che cura ne abbiamo? 

Quale è la relazione umana della quale ora soffriamo la privazione? Come possiamo giudicare la qualità del nostro patto tra generazioni e quali spazi ed attenzioni riserva la nostra civiltà ai depositari delle conoscenze più antiche delle nostre tradizioni? Cosa è ragionevole pensare di portare a cambiamento per inseguire il benessere dei più anziani?  In questi giorni, per darci forza e conforto, abbiamo condiviso video e riflessioni di quanto sia bello e ragione di orgoglio essere italiani. E per farlo utilizziamo immagini della nostra cultura, della nostra arte, di monumenti antichi e meno antichi, di bellezze naturali, di preziosa biodiversità. Cose di cui siamo consapevoli dell’importanza, eppure cose di cui, in tempi normali, ci occupiamo ben poco in termini di valorizzazioni e investimenti. E questo è un paradosso, sul quale siamo invitati a riflettere.  

Tutto questo è “ambiente”, habitat umano, Casa dell’Uomo, Pianeta Terra. Non solo i boschi, gli animali o gli oceani, ma tutte le relazioni che si sviluppano tra l’uomo e l’intero pianeta, aspetti che nella moderna concezione della ecologia vanno appunto considerati come relazione complessa, non come somma di elementi distinti. Altrimenti continueremo a correre, avendo la cieca fiducia che la scienza potrà porre rimedio ad ogni singolo problema.  

In questi giorni abbiamo dovuto imparare a non pensare che gli altri possano infettarci, ma che noi per primi, inconsapevolmente, potremmo infettare gli altri. Riconoscersi come ammalati è il primo passo verso la guarigione.  

Questa riflessione è rivolta a quanti, in Molise, hanno sostenuto l’Ora della Terra: i Comuni che hanno aderito fin dall’inizio: Roccasicura, Isernia, Campomarino, San Giacomo degli Schiavoni, Palata, San Martino in Pensilis, Castelbottaccio, Toro, Baranello, Sepino, Guardiaregia, San Polo Matese, San Massimo, Roccamandolfi, Macchiagodena, Pescopennataro e a tutti quei Comuni che, come gli altri anni, avevano certo intenzione di aderire ma sono stati nel frattempo distratti da altre importanti questioni; al Comune di Campobasso, che dopo anni di assenza ha dimostrato sensibilità nei confronti della manifestazione partecipando assieme all’Associazione Nazionale Scuola Italiana che ha intrattenuto il pubblico di Facebook con “la voce del buio”, e tutti i cittadini che da soli o in gruppo virtuale, come gli Scout AGESCI del Gruppo Campobasso 6, hanno trovato il modo di celebrare questa sicuramente particolare e speriamo “unica” edizione di Earth Hour.  A tutti il nostro Grazie. WWF Molise. 

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