Il 19 marzo, dopo una settimana di negoziati a Interlaken in Svizzera, è stato approvato il nuovo rapporto scientifico sul clima del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) delle Nazioni Unite. Il rapporto raccoglie le ricerche scientifiche più recenti e scienziati eminenti e governi hanno approvato un rapporto di sintesi che mette a nudo la realtà devastante e i rischi legati alla crisi climatica oltre ai modi in cui il mondo deve rispondere.
Le emissioni globali tra il 2010 e il 2019 sono state più alte di qualsiasi altro decennio della storia umana e circa 3,5 miliardi di persone vivono in contesti altamente vulnerabili al cambiamento climatico.
Il Sesto Rapporto Sintetico di Valutazione dell'IPCC (AR6) sottolinea le tempestive riduzioni delle emissioni necessarie per raggiungere gli obiettivi climatici intermedi: ridurre le emissioni di gas serra del 43% entro il 2030 e del 60% entro il 2035 per raggiungere lo zero netto entro la metà del secolo ed evitare che le temperature globali superino il pericoloso punto di non ritorno di 1,5°C. Il rapporto sottolinea tuttavia che le politiche attuali sono insufficienti rispetto al raggiungimento di questi obiettivi, nonostante siano disponibili numerose soluzioni economicamente vantaggiose. Si prevede che i Paesi valutino i loro progressi verso il raggiungimento di questi obiettivi nell'ambito del bilancio globale che si terrà al vertice delle Nazioni Unite sul clima, COP28, di quest'anno.
Il WWF esorta i governi a prendere seriamente gli avvertimenti del report e ad agire rapidamente per attuare le sue raccomandazioni al fine di limitare gli impatti della crisi climatica. Il rapporto invita i leader a ridurre rapidamente le emissioni in tutti i settori, a potenziare gli sforzi per rafforzare la resilienza agli eventi meteorologici estremi e a proteggere e ripristinare la natura. Un'accelerazione dell'eliminazione dei combustibili fossili è il modo migliore per evitare che il pianeta superi gli 1,5°C e rischi una catastrofe climatica totale.
Stephanie Roe, responsabile scientifica del WWF su Clima ed Energia e una delle autrici principali del rapporto del Gruppo di lavoro III dell'IPCC, ha dichiarato: "Questo rapporto rappresenta la più completa raccolta di dati scientifici sul clima dall'ultima valutazione pubblicata quasi un decennio fa. Intrecciando i risultati dei rapporti di migliaia di pagine pubblicati negli ultimi anni. Esso illustra molto chiaramente gli impatti devastanti che il cambiamento climatico sta già avendo sulle nostre vite e sugli ecosistemi di tutto il mondo, il duro futuro che ci aspetta se non ci muoviamo urgentemente e le soluzioni che possiamo attuare ora per ridurre le emissioni e adattarci alla crisi climatica".
"Alcuni Paesi stanno già ottenendo riduzioni sostenute delle emissioni, ma non sono sufficienti. Con le emissioni attuali ancora al livello più alto della storia dell'umanità, siamo fuori strada e la finestra per limitare il riscaldamento a 1,5°C si sta rapidamente chiudendo. Basti pensare che solo il sistema alimentare è responsabile di circa un terzo (23-42%) delle emissioni globali di gas serra. Quanto prima e con maggiore decisione agiremo, tanto prima le persone e la natura potranno raccogliere i benefici di un futuro più pulito, sicuro e stabile. Abbiamo tutti gli strumenti necessari, quindi se agiamo subito siamo in grado di vincere questa sfida".
I rapporti dell'IPCC sono fondamentali in quanto vengono utilizzati dai responsabili politici e dai governi per orientare le loro azioni, per dare forma ai negoziati delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico e per informare l'opinione pubblica.
Il WWF accoglie con favore quest'ultimo report dell'IPCC e sottolinea che il documento mette in evidenza:
- Che sono state identificate soluzioni in ogni settore per dimezzare le emissioni entro il 2030, in linea con un percorso che limiti il riscaldamento globale a1,5°C
- che il costo delle energie rinnovabili, come l'eolico e il solare, è sceso fino all'85% nell'ultimo decennio.
- l'importanza della natura e della conservazione, compresa la necessità di conservare dal 30% al 50% della superficie terrestre, dell'acqua dolce e degli oceani per mantenere la resilienza della biodiversità e dei servizi ecosistemici su scala globale.
- l'urgenza di agire in questo decennio, nonché entro il 2035 - data che si collega al prossimo ciclo di contributi nazionali determinati nell'ambito dell'Accordo di Parigi.
"Le evidenze sono chiarissime, la scienza è inequivocabile: è solo la mancanza di volontà politica che ci trattiene dall'azione coraggiosa che è necessaria per evitare una catastrofe climatica. I leader che ignorano la scienza del cambiamento climatico stanno agendo contro i loro cittadini. Un rapido abbandono dei combustibili fossili è essenziale, così come la protezione e il ripristino degli ecosistemi naturali- afferma Mariagrazia Midulla, Responsabile Clima ed Energia del WWF Italia-. La natura è il nostro alleato segreto nella lotta contro il cambiamento climatico. I sistemi naturali hanno assorbito il 54% delle emissioni di anidride carbonica causate dall'uomo nell'ultimo decennio, il 31% delle emissioni viene eliminato dagli ecosistemi terrestri, tra cui piante, animali e terreni, mentre il restante 23% viene assorbito dagli oceani, rallentando il riscaldamento globale e contribuendo a proteggere l'umanità da rischi di cambiamento climatico molto più gravi. Non possiamo sperare di limitare il riscaldamento a 1,5°C, di adattarci al cambiamento climatico e di salvare vite e mezzi di sussistenza, se non agiamo con urgenza anche per salvaguardare e ripristinare la natura. La natura è una parte non negoziabile della soluzione alla crisi climatica".
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