Riccia, ancora eolico

 Quando ci si trova a dover valutare l'opportunità di un manufatto, è necessario non dimenticare i tempi e i luoghi, assieme agli obiettivi primari. Oggi ci troviamo a dover tornare indietro a ragionare sulle necessità basilari: a cosa serve, cioè, la riduzione di produzione di energie da fonti fossili e la promozione di rinnovabili? a cosa serve, cioè, la cosiddetta transizione ecologica, se non a consentire di ristabilire un equilibrio con i sistemi naturali? Ragionare pertanto di sviluppo di sistemi rinnovabili a scapito della natura, degli altri possibili utilizzi del territorio, della necessità di favorire le già debilitate capacità della natura di fornire i preziosi servizi ecosistemici? Siamo spesso di fronte a cortocircuiti che, nell'intento finale di favorire l'ambiente, di fatto arrivano a limitarne le capacità. Abbiamo bisogno di nuovi parametri per operare con quella saggezza -  che più dell'intelligenza - è ora necessaria.

Quanto meno è necessario che quanto realizziamo oggi, anche con le finalità della rinnovabilità, sia sostenibile; vale a dire che l'analisi non può prescindere dall'idea che il manufatto, attraverso il quale si persegue l'obiettivo, sia esso stesso rispondente a criteri rigorosi. Il fine, infatti, non giustifica i mezzi. 

Il WWF ha a suo tempo elaborato una lista considerativa delle caratteristiche dei manufatti al fine di valutarne la sostenibilità: 

1. la sua costruzione deve essere indispensabile,

2. la sua localizzazione deve essere adeguata,

3. deve adattarsi alle caratteristiche specifiche della località in cui sorge,

4. recupera o riqualifica l'esistente,

5. riduce al minimo le dimensioni,

6. usa materiali a basso impiego di energia, salubri e a basso impatto,

7. riduce il bisogno di energia,

8. dà un ruolo attivo nella progettazione agli abitanti,

9. esprime la capacità sociale del costruire,

10. è finalizzato al benessere della comunità


Di fronte alla proposta di un nuovo parco eolico in Molise, nell'agro di Riccia in particolare, sono diversi i punti che si caratterizzano facilmente come insostenibili; ci si rende conto che si tratta di un'opera di ingegneria che difficilmente può soddisfare tutte le richieste ma alcuni aspetti meritano di essere confrontati con la progettazione di cui si parla.

E' davvero necessario realizzarlo? la questione si pone nel quadro evolutivo nello specifico della produzione eolica in Molise che non si può certo affrontare con letterature e dati vecchi di più di un decennio e con strumenti di pianificazione che già mostrano l'inadeguatezza a situazioni fortemente fluide. L'esigenza dell'aumento di rinnovabili, con lo specifico dell'energia eolica, è di fatto inesistente: nel 2013, anno a cui il PEAR fa riferimento per la acquisizione dei dati, c'erano in Molise 32 impianti eolici di una potenza complessiva installata di 369,5 MW, che hanno prodotto 679,6 GWh, con un rendimento di 1,83 GWh per MW installato. Gli impianti contati nel 2022 erano 85, con una potenza installata di 405,6 MW che hanno prodotto nel corso dell'anno 630 GWh, cioè 50 GWh in meno. Con un rendimento di 1,55 GWh per MW installato. (dati: Terna)

E' la dimostrazione che le problematiche riguardanti l'eolico sono da ricercare in altri aspetti del sistema di produzione e gestione e che la moltiplicazione del numero di impianti è inutile e più spesso dannosa. Il Molise è già gravato da altre significative problematiche, come il consumo di suolo eccessivo (in cui il Molise detiene il primato di 576mq/abitante ben oltre la media nazionale di 359mq/ab); la perdita di terreni agricoli, le variazioni di falda che producono fenomeni di dissesto e desertificazione. 

Peraltro la realizzazione di nuovi impianti non ha inciso, finora, sulla qualità della produzione energetica regionale: la produzione di rinnovabili nel 2009 rappresentava già il 40,6% del complesso della produzione totale e addirittura l'85,17% dell'energia richiesta. Va infatti ricordato che il Molise è una delle Regioni che produce più energia di quanta consumi. 

Ebbene, il moltiplicarsi di impianti eolici nel tempo a portato alla condizione del 2022: la quota di rinnovabile è scesa al 73% dell'energia richiesta ed è comunque salita al 42% della produzione complessiva, non certo grazie all'apporto eolico che abbiamo visto essere diminuito, ma grazie alla discreta crescita del fotovoltaico, ancora poco sviluppato nei confronti della media nazionale e grazie anche alla riduzione della quota di termoelettrico tradizionale. 

Ovviamente il ragionamento va fatto anche considerando il quadro nazionale dove ben poche Regioni sviluppano l'eolico, mentre lo slancio del fotovoltaico è forte in tutta la penisola, a differenza del Molise. 

In ogni caso, analizzando i dati ENAV, in Molise c'erano nel 2022 321 aerogeneratori, vale a dire un palo eolico ogni 14 kmq, ovvero 1 palo ogni 900 abitanti, senza alcun vantaggio per l'utenza.


L'altro aspetto significativo è il ruolo della comunità. Ebbene sono luoghi, questi, in cui Amministrazioni e cittadini si stanno già impegnando nella progettazione di uno sviluppo turistico, avendone tutte le opportunità: risorse naturali, prodotti tipici ed enogastronomia estremamente significative, risorse ambientali e naturali, ricca rete sentieristica, emergenge storiche e culturali importanti, manifestazioni sociali di altissimo livello e forte attrazione. L'inserimento di tutte queste potenzialità all'interno di un paesaggio eolico, per non parlare delle dimensioni degli aerogeneratori in questione, non è una sfida che può essere raccolta con ottimistico possibilismo. Quello turistico è un sistema, un insieme complesso di elementi interagenti tra di loro e l'introduzione di elementi estranei come gli aerogeneratori in progetto, determinerà certamente delle scelte di uso del territorio ben diverse dalle condizioni attuali. I luoghi del progetto sono ancora caratterizzati dalla presenza di fattorie e piccoli nuclei di produzione e trasformazione dei prodotti tipici locali, una organizzazione di già difficile equilibrio che facilmente può essere disturbata da elementi estranei che possono ridurre o addirittura azzerare le ragioni di permanenza sul territorio, con la conseguente perdita di quei saperi e sapori che necessitano della convivenza di luoghi e persone per continuare ad essere significativi.


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