PEAR Molise: comprendere il territorio attraverso l'energia.
Gli ultimi dati Terna (il gestore delle reti elettriche in
Italia) a cui oggi possiamo fare riferimento sono quelli del 2015 (che si riferiscono all’annata
2014) quindi ad oggi possiamo avere una fotografia di una situazione già
trascorsa e che potrebbe essere già cambiata, ma, assieme alla serie storica
della “elettricità nelle Regioni” è una dato di fatto scientifico ed
importante.
Cosa salta immediatamente all’occhio?
Intanto salta all'occhio che in Italia produciamo meno di quello che
consumiamo, cioè siamo costretti ad importare energia (e questo si sapeva:
anche se in anni passati siamo riusciti a produrre più energia di oggi, comunque preferiamo acquistare; ma
questo rimane uno dei misteri dell’alta finanza e dei rapporti con l’estero che
non potremo mai comprendere). Di quello che produciamo in Italia il 68% deriva
da termoelettrico tradizionale, il 32% da fonti rinnovabili. Un buon progresso
ma certo si può e si deve fare meglio.
Già. Ma chi deve farlo?
In Italia solo 7 regioni producono più energia di quella che
consumano: Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna, Molise. E’
giusto che continuino a svolgere il ruolo di territori di servizio per altri
meno efficienti e magari con diversi problemi? Nel quadro della cooperazione
nazionale forse sì, nel quadro dell’autonomia dei territori (visto che le
richieste di adeguamento agli accordi vengono richieste a questi ultimi) forse
no.
Il caso Molise
Il Molise è un caso, nel panorama nazionale, piuttosto
insolito. Negli ultimi anni soprattutto si è qualificato con una produzione di
energia da rinnovabili che lo identifica come caso particolare nel meridione
Italiano.
Valle d’Aosta e Trentino hanno a disposizione corsi fluviali
dalla forte energia, naturale quindi che non abbiano necessità di ricorrere ad
altri accorgimenti, peraltro sono territori a statuto speciale (così come
Sicilia e Sardegna) e la gestione di acqua ed energia è un po’ diversa, a dir
poco più attenta.
Ma confrontando il Molise con la Puglia, anch’essa regione
produttrice di energia, si osserva che in Puglia la massima parte dell’energia deriva
da termico tradizionale, nonostante anche questa Regione abbia forti sofferenze
paesaggistiche eoliche.
Molise una Regione virtuosa?
Con oltre il 45% di energia da rinnovabili, il Molise è senz'altro virtuoso. Un dubbio sorge sulla virtù regionale, senza snaturarlo. Il
calcolo delle percentuali di energia rinnovabile, andrebbe più saggiamente
effettuato sulla quantità di energia prodotta o non piuttosto consumata? In una
regione non virtuosa questa domanda non ha senso, ma in Molise sì. Il totale
dell’Energia Prodotta nel 2014 è stato di 2357GWh, per il 46% da energie
rinnovabili e per il 54% da termoelettrico tradizionale.
Ma di questa energia il Molise ha consumato solo 1383 GWh:
se dunque, per assurdo, cominciassimo a spegnere quei termovalorizzatori che
producono energia bruciando rifiuti (e che peraltro non si producono in Molise),
senza alcuna aggiunta impiantistica potremmo schizzare al 77,65% di energia da
fonti rinnovabili, se davvero fossero le percentuali quelle che ci interessano.
Virtuosi ma a che prezzo
Produrre più energia di quello che serve non fa di fatto del Molise
una Regione Virtuosa, tutt’altro. Perché produrre energia costa in termini
ambientali e di possibilità di altri sviluppi del territorio.
Anche l’idea di “sviluppare le rinnovabili” non significa
fare un buon servizio al territorio, perché “rinnovabile” non vuol dire di per sé
“sostenibile”. In generale: consumare risorse per qualcosa che eccede quello
che serve non è una buona politica.
Quanto serve l’energia?
Uno dei luoghi comuni più diffusi vuole che la nostra società abbia fame
inesauribile di energia e che, pertanto, dei sacrifici vanno comunque fatti. Vero, ma i dati
dimostrano anche che questa fame in realtà non è inesauribile e può essere saziata, e quindi l’attenzione deve
porsi in termini di qualità e non di quantità. Bruciare rifiuti per ottenere
energia, o bruciare le biomasse derivanti da una spropositata produzione
agricola potrebbe essere un modo per trasformare un problema in risorsa, ma non
è questo il caso del Molise.
Fortunatamente la tecnologia evolve a vantaggio sia dell’uomo
che dell’ambiente, si tratta solo di fare le giuste scelte, consapevoli però che,
qualunque sia il procedimento avviato, questo non sarà immune da conseguenze.
L’eolico molisano
L’eolico è sicuramente la rinnovabile più diffusa in Molise.
Più diffusa e più impattante in termini di effetti visuali, consumo di suolo,
penetrazione e alterazione nelle falde, con inquinamento acustico ed
elettromagnetico, con effetti sulla fauna e sulla salute in generale, tutt’oggi
oggetto di molti studi.
L’aspetto più eclatante è l’impatto visivo: come elemento
verticale nel paesaggio tradizionale si qualifica come elemento estraneo, più
spesso geometricamente ripetuto, cosa che rende sgradevole il godimento del
bene comune Paesaggio.
E’ un sacrificio che possiamo permetterci? O è un intervento
che limita altri utilizzi del territorio e quindi la possibilità di altri
sviluppi economici?
In ogni caso osserviamo la tabella (che parte solo dal 2008
perché precedentemente eolico e fotovoltaico venivano computati assieme)
Anno
|
n.impianti
|
Potenza Istallata MW
|
Produzione annuale GWh
|
2008
|
16
|
168
|
172
|
2009
|
18
|
237
|
295
|
2010
|
23
|
367
|
532
|
2011
|
26
|
367
|
617
|
2012
|
27
|
369
|
717
|
2013
|
32
|
369
|
683
|
2014
|
35
|
369
|
681
|
2015
|
37
|
371
|
644
|
Si notano delle cose strane: dal 2010 gli impianti
(impianti, non pale; un impianto ha in genere diverse pale... aerogeneratori, meglio!) continuano ad aumentare ma la potenza istallata rimane
costante: si può supporre quindi che alcuni vecchi pali sono stati dismessi
dalla rete, suggerendo però il profilarsi di altri problemi con cui potremo
avere a che fare con il prossimo futuro, cioè la dismissione degli impianti.
Accade poi che nel 2012 (o meglio, nel corso del 2011) abbiamo ottenuto il
picco di produzione, 717 GWh. Negli anni successivi gli impianti sono aumentati
di numero, ma la produzione è diminuita e continua a diminuire. Segno che
alcuni di questi impianti cominciano ad essere improduttivi. Le ragioni saranno
sicuramente tecniche, tecnologiche ma più probabilmente gestionali. E qui non
ci dilunghiamo, osservando soltanto che il sistema non dimostra la crescita
lineare che ci saremmo aspettati.
Idroelettrico a tutti i costi?
In Molise abbiamo una cultura in termini di idroelettricità:
agli inizi del 900 le centrali sul Biferno già illuminavano, sia pure con
parsimonia, i centri molisani. Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata… e
non è più tornata. Passino le grandi centrali a valle delle dighe e dei grandi
salti, ma centellinare i piccoli corsi d’acqua per strappare qualche kilowatt
non è saggio: significa mettere a rischio quello che rimane dei sistemi
fluviali, le relazioni tra fiumi e falde e quindi la stabilità dei pendii e l’assetto
delle sorgenti. Un sistema delicato che consente ben pochi errori.
Andiamo meglio a vedere:
Anno
|
n.impianti
|
Potenza Istallata MW
|
Produzione annuale GWh
|
2008
|
25
|
84.7
|
172
|
2009
|
26
|
84.3
|
254
|
2010
|
28
|
86.3
|
292
|
2011
|
27
|
86.2
|
221
|
2012
|
29
|
87.2
|
166
|
2013
|
30
|
87.2
|
271
|
2014
|
30
|
87.2
|
240
|
2015
|
30
|
87.7
|
206
|
Emerge che la risorsa è troppo instabile, dipendendo spesso dalla
stagionalità degli eventi naturali, per potersi considerare costante e
affidabile e l’impressione è che sia un sistema che più di tanto non possa
offrire, per quanti sforzi si facciano. Investire oggi sull’idroelettrico non
sembra una scelta lungimirante; peraltro il nostro sistema idrico e idrologico
avrebbe bisogno di ben altri interventi.
Il fotovoltaico ci salverà?
Interessante il processo di sviluppo del fotovoltaico che
avrebbe potuto rappresentare la svolta del nostro tempo:
Anno
|
n.impianti
|
Potenza Istallata MW
|
Produzione annuale GWh
|
2008
|
92
|
1.1
|
0.4
|
2009
|
228
|
8.5
|
2.5
|
2010
|
524
|
15.9
|
12.8
|
2011
|
1607
|
117
|
84.2
|
2012
|
2587
|
158
|
191
|
2013
|
3235
|
174
|
216
|
2014
|
3516
|
167
|
217
|
2015
|
3636
|
168
|
223
|
Un sistema in crescita esponenziale che in pochi anni ha
reso la risorsa paragonabile a quella delle storiche centrali idroelettriche e
che si sarebbe probabilmente sviluppato a dismisura se gli incentivi al privato
si fossero parimenti sviluppati. Un sistema oltremodo interessante se si
considera che per soddisfare l’intera richiesta di energia molisana sarebbero
sufficienti appena 6 kmq di pannelli solari.
Un poco di educazione
Una attenzione che non si può tralasciare è l’educazione al
risparmio, che pure va considerata in termini di bilancio energetico.
I Molisani non sono particolarmente affamati di energia, e
certo le attività produttive che gravano sulla media dei consumi sono piuttosto
limitate. In termini domestici sono abbastanza parsimoniosi; i consumi in
agricoltura e industria sono leggermente in aumento, lasciando sperare qualche
segno di ripresa della economia. E’ però il terziario che ha una quota di
consumo eccessivo: rendere gli edifici dei servizi, soprattutto quelli della
pubblica amministrazione, più efficienti ed intelligenti sarebbe un percorso da
intraprendere.
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