Osservazioni WWF per Hera Ambiente
All’ARPA MOLISE
CAMPOBASSO
Oggetto:
Osservazioni WWF Italia – Delegazione Molise
Autorizzazione Ambientale Integrata Hera Ambiente
Spa – Centrale elettrica WTE di Pozzilli (IS)
L’Arpa Molise ha
avviato il procedimento istruttorio relativo al rilascio dell’autorizzazione
integrale ambientale, quale endoprocedimento ai fini dell’iter autorizzativo
unico di cui all’art.. 12 del D.Lgs 387/2003
per l’impianto di coincenerimento di rifiuti non pericolosi denominato
“Centrale elettrica cogenerativa WTE di Pozzilli (IS)” della ditta Hera
Ambiente Spa.
A tal riguardo,
preso atto che la documentazione presente sul sito Arpa è interamente visibile,
il WWF Molise presenta le seguenti
osservazioni
-
Con riguardo alla “4.12.1.1 Valutazione dell’inquinamento prodotto dalle
emissioni in atmosfera” si riferisce
che è stato effettuato un monitoraggio biennale delle qualità dell’aria su un
raggio di 5 km rispetto all’area di insediamento dell’impianto IPPC in
ottemperanza alla D.D. nr. 310 del 31/12/2007.
Si
conclude che “dall’analisi dei dati ottenuti non è emersa alcuna significativa
alterazione della qualità dell’aria nella zona sottoposta a monitoraggio”
I
dati e le risultanze sono rappresentati nell’elaborato tecnico n. 7 - Piano di
Sorveglianza e Monitoraggio Esterno (PSE), da cui emerge, invece, una
significativa alterazione dell’ambiente per il constatato accumulo di metalli
particolarmente nocivi come il cadmio, il piombo e il mercurio..
Nel
suddetto documento si riferisce infatti che, in considerazione della
complessità del territorio oggetto di indagine, è stata adottata una strategia di monitoraggio
sistematica, su 26 punti, con copertura
totale del territorio per un raggio di circa 4 chilometri dal punto di
emissione dell’impianto, e che nei due anni sono stati ricercati: Antimonio
(Sb), Arsenico (As), Cadmio (Cd), Cobalto (Co) Cromo (Cr) Manganese (Mn)
Mercurio (Hg) Nichel (Ni) Piombo, (Pb) Rame (Cu) Tallio (Tl), Vanadio (V). Il campionamento
e stato effettuato tramite l’utilizzo di licheni.
Risultati:
“Entrambe le campagne di misura mettono in evidenza un trend di
accumulo per la maggior parte degli elementi monitorati e in quasi tutte le
stazioni.
Il secondo anno di monitoraggio dell’area interessata dalle ricadute
dello Stabilimento Herambiente evidenzia un livello di contaminazione in calo
per numerosi elementi inquinanti come il vanadio, il manganese, il ferro,
l’arsenico, e il rame, al contrario di quanto accaduto per il cadmio ed il
piombo che manifestano un incremento generalizzato nella maggior parte delle 25
stazioni di monitoraggio.
Il mercurio, pur manifestando
un lieve calo nella media dei valori analitici rilevati nel 2011/2012 conferma
la sua presenza in tutte le 25 stazioni di monitoraggio, come avvenuto
nella campagna 2010/11, dove tutti i
valori del rapporto
fra la concentrazione degli elementi dopo l’esposizione e la concentrazione dei
campioni di controllo (EC), sono risultati maggiori di 1,75. La presenza
del mercurio in tutte le stazioni di monitoraggio e nei due anni di indagine
conferma la criticità per l’intera area ma non consente di identificare in
modo esaustivo la fonte emissiva.
Tale
ultima affermazione indurrebbe a paventare che la fonte emissiva del mercurio,
a parere di Hera Ambiente, debba essere
ricercata in altri impianti, escludendosi quello proprio e dunque dovrebbe essere il cementificio,
ubicato in fondo alla valle, in territorio di Sesto Campano o addirittura
altri, allo stato sconosciuti. Sulla fonte emissiva di cadmio e piombo, come
per gli altri elementi inquinanti ricercati, invece, non è replicata la
medesima affermazione, dovendosi così ritenere la riconducibilità alle
emissioni dell’impianto di Hera Ambiente.
Dalla
documentazione integrativa presentata da Colacem e rilevata sul sito ARPA
Molise, la Colacem ha dichiarato di utilizzare durante la normale marcia della
linea di cottura del clinker i seguenti combustibili:
· coke da petrolio,
· carbone fossile,
· combustibile solido secondario (CSS) avente codice CER 191210 (CDR).
In ogni caso, atteso che oggetto
dell’autorizzazione e di valutazione è l’impianto di Hera Ambiente che utilizza
come combustibile primario il CSS (per il quale la normativa prevede limiti di
composizione quanto al mercurio) e in ridotta parte le biomasse, e che tra le
emissioni dichiarate figurano tutti i metalli suddetti, quantomeno una delle fonti emissive è proprio
l’impianto di Pozzilli.
E
dunque, ai fini dell’autorizzazione ambientale e/o delle possibili limitazioni
e prescrizioni, non può prescindersi
dall’eseguire) un’adeguata indagine di approfondimento, sia riguardo alla fonte
a tal riguardo non trascurando la circostanza che il mercurio, come anche il
cadmio e tallio, sono stati rilevati in stazioni prossime all’impianto di Hera
Ambiente, sia riguardo alla valutazione degli effetti dell’immissione in
ambiente e dell’accumulo, con
rappresentazione di scenari in continuità di esercizio almeno pari alla
durata dell’autorizzazione richiesta.
E
tale indagine va eseguita ora (e non post autorizzazione come propone invece
Hera Ambiente), atteso che, a mente dell’art. 4, comma 4 lett c) D.Lgs
152/2006, “l'autorizzazione integrata ambientale ha per
oggetto la prevenzione e la riduzione integrate dell'inquinamento proveniente
dalle attivita' di cui all'allegato VIII e
prevede misure intese a evitare, ove possibile, o a ridurre le emissioni
nell'aria, nell'acqua e nel suolo, comprese le misure relative ai rifiuti, per
conseguire un livello elevato di protezione dell'ambiente salve le disposizioni
sulla valutazione di impatto ambientale”
tenuto
anche conto che l’art. 29-quater D.Lgs 1252/2006 stabilisce al comma 8 che “Nell'ambito della Conferenza dei
servizi, l'autorità competente può richiedere integrazioni alla documentazione,
anche al fine di valutare la applicabilità di specifiche misure alternative o
aggiuntive, indicando il termine massimo non superiore a novanta giorni per la
presentazione della documentazione integrativa. In tal caso, il termine di cui
al comma 10 resta sospeso fino alla presentazione della documentazione
integrativa.”
Va
certamente stigmatizzato il fatto che l’inconfutabile dato dell’accumulo al
suolo dei metalli come degli altri inquinanti emessi non viene più considerato
da Hera Ambiente nell’”analisi dei
risultati delle concentrazioni di inquinanti attese in atmosfera a livello del
suolo”.
Non
senza far osservare che l’accumulo di metalli non è stato previsto né
individuato come atteso nella procedura di V.I.A. precedentemente espletata e
di esso non è stata fornita alcuna valutazione, mentre invece è certo indizio di una sensibile e
rilevante alterazione della qualità ambientale dell’area e di un sicuro impatto
sulla salute umana.
Infine
va rilevato che nell’analisi degli emessi non risulta considerato il
particolato sottile, nel quale viaggiano
diossine, furani, PCB che sono normalmente assenti nelle emissioni da
combustibili fossili, con relativa immissione in atmosfera di composti tossici
classificati in Classe 1 e 2, di composti pericolosi per la cumulabilità con
accertate proprietà cancerogene e mutagene, parte V al D.Lgs. n. 152/2006 e
s.m.i.). Questo tipo di composti tossici emessi in atmosfera con il particolato
ultrasottile (PM2,5 > 0,1) non sono sufficientemente
intercettati dai sistemi di filtrazione e abbattimento, di cui è dotato
l’impianto di Hera Ambiente
Come
per il PM10, queste particelle sono
caratterizzate da lunghi tempi di permanenza in atmosfera e, rispetto alle particelle grossolane, sono in
grado di penetrare più in profondità nell’albero respiratorio umano. Anche il
particolato PM2,5 è in parte emesso come tale direttamente
dalle sorgenti in atmosfera (PM2,5 primario) ed è
in parte formato attraverso reazioni chimiche fra altre specie inquinanti (PM2,5
secondario), anzi si può sostenere senza troppa approssimazione che tutto il
particolato secondario all’interno del PM10
(e che ne rappresenta spesso la quota dominante) sia costituito in realtà da
particelle di PM2,5.
Anche
per il PM2,5 Hera Ambiente propone di eseguire
il monitoraggio post autorizzazione, mentre ora è necessaria un’accurata
indagine sulla sua presenza in aria e al suolo, viste le finalità e l’oggetto
dell’AIA.
- STUDIO
DELLE DISPERSIONI
Nell’elaborato 7 “Piano di Sorveglianza e
Monitoraggio Esterno” si riferisce che si è proceduto alla “Ricostruzione per
il periodo 2010-2012 dei campi 3D di velocità, direzione e temperatura e dei
campi 2D dei parametri di turbolenza atmosferica mediante modello CALMET
integrando i dati rilevati dalla stazione meteo di Pozzilli per l’anno 2012 ed
i dati del dataset LAMA forniti da ARPA SMR.”
La stazione di Pozzili (di proprietà della stessa
Hera Ambiente) infatti non ha fornito
dati per consistenti periodi nel biennio 2010-2011 e per il mese di dicembre
2012.
La stazione
meteo S2 si trova allineata alla stazione di Pozzilli.
In
primis ci chiediamo perché invece non siano stati utilizzati i dati, ufficiali,
rilevati dalle centraline dell’ARSIAM, e, segnatamente delle centraline di
Monteroduni e Venafro, come è stato invece fatto nella procedura di VIA.
L’Arsiam fornisce dati validati per sequenze temporali adeguate alla analisi
oggetto dell’AIA.
Nella
procedura di VIA, con documento di integrazione del febbraio 2009, l’allora
Energonut riportò anche i dati meteclimatici relativi alla stazione di Venafro
per il periodo dal 2000 al 2006, con percentuali di acquisizione prossime al
100% , fornendo la seguente sintesi:
frequenze dei venti
- stazione di Venafro - anni 2000-2006
|
||||||
0
|
calme
|
0,5-2,1
|
2,2-3,6
|
3,7-5,7
|
5,8-9,8
|
|
2000
|
18,22%
|
16,37%
|
27,71%
|
13,69%
|
11,13%
|
3,89%
|
2001
|
4,65%
|
17,72%
|
30,49%
|
16,54%
|
14,37%
|
7,80%
|
2002
|
6,43%
|
21,38%
|
36,60%
|
17,25%
|
12,76%
|
4,97%
|
2003
|
14,69%
|
10,86%
|
28,06%
|
16,77%
|
15,27%
|
9,65%
|
2004
|
14,93%
|
12,58%
|
27,52%
|
16,45%
|
13,03%
|
5,80%
|
2005
|
17,55%
|
12,64%
|
28,49%
|
15,27%
|
13,57%
|
6,04%
|
2006
|
13,47%
|
16,52%
|
29,98%
|
16,20%
|
12,80%
|
6,69%
|
Si riportano di
seguito anche i dati riferiti nel SIA e
quelli nell’AIA
S.I.A. pagg. 150 e ss.
|
A.I.A.
|
||
Sulla base dei dati resi
disponibili dalle stazioni di Monteroduni e Venafro nell’arco temporale
2005-2007
|
|||
stazione
di Venafro
|
maggiore frequenza di vento
si ha per la classe (0,5/2,1 m/s) con una frequenza del 70,7%. Vi è poi una
percentuale del'11% per la classe di vento 2,1/3,6 m/s). Le calme di vento
si attestano su una frequenza del 5,2%
|
il regime dei venti
rilevato alla stazione di Pozzilli, a mt 40 di altezza, è caratterizzato da una
direzione prevalente da Nord-Est con un'intensità medio-alta, per lo più
compresa tra 1 e 5 m/s. La calme di vento (velocità inferiore a 0,5
m/s) sono il 2,8% del campione analizzato.
|
|
stazione
di Monteroduni
|
la maggiore frequenza di
vento si ha per le classi (0,5-2,1 m/s) e (2,1-3,6 m/s) con una frequenza
rispettivamente pari al 32,1% e 33,4%. Le calme di vento si attestano
su una frequenza del 7,9%
|
Il punto S2 della griglia modello Lama è
caratterizzato, nel triennio 2010-2012, da due direzioni prevalenti dei venti
da Nord-Est e da Sud-Ovest, mentre la classe di intensità della velocità del
vento dominante è tra 0,5 e 2 m/s. Le calme di vento (velocità
inferiore di 0,5 m/s) sono significative e raggiungono il 13,8% del
campione di dati analizzati. Si precisa che tali dati sono invece estratti
a mt 10 dal suolo.
|
Prospetto
sintesi del confronto tra documento di SIA, integrazioni febbraio 2009, e analisi AIA
media
2000-06
|
anno
tipo
|
|||||
m/s
|
Monteroduni
|
Venafro
|
Pozzilli
|
S2
|
Venafro
|
Venafro
|
0
|
12,85%
|
|||||
<
0,5
|
7,90%
|
5,20%
|
2,80%
|
13,80%
|
15,44%
|
5,80%
|
0,5-1
|
32,10%
|
70,70%
|
8,90%
|
32,00%
|
29,84%
|
49,10%
|
1-2
|
32,20%
|
38,40%
|
16,02%
|
|||
2-3,6
|
33,40%
|
11%
|
38,30%
|
13,10%
|
13,28%
|
32,30%
|
3-5
|
17%
|
2,60%
|
6,41%
|
12,40%
|
Soffermandoci alle sole calme di vento (velocità da
>0 a <0,5) il valore di 2,80%
desunto per il periodo 2012 dai dati della stazione di Pozzilli è molto
lontano dai valori percentuali desunti dai dati delle stazioni di Monteroduni e
Venafro nel biennio 2005-2007 e per l’anno tipo (che pure era finalizzato a
limitare le conseguenze derivanti dalle evidenze sopra riportate), mentre la
percentuale media delle calme di vento
desunta da dati settennali per la stazione di Venafro si confronta invece con
quella desunta dai dati Lama per la stazione S2. Energonut non riprodusse la
stessa analisi per la stazione di Monteroduni, che evidenziava frequenze di
calme maggiori (7,9%), pur individuando nello scenario una sensibile incidenza
verso la direzione Nord.
V’è
a dire che le velocità del vento pari a “0” non sono mai considerate da Hera
Ambiente mentre esse non solo sono presenti (come si evince dalla sequenza
settennale dei dati Arsiam) ma hanno
anche un peso nella determinazione del valore effettivo delle calme. Infatti
sommando le percentuali delle calme piatte con quelle delle calme <0,5
desunte dalle medie settennali della stazione di Venafro, la percentuale che ne
deriva è prossima al 30% (28,3%).
D’altro
canto le risultanze dei monitoraggi eseguiti dalla stessa Hera Ambiente
evidenziano un sostanziale interessamento di una vasta area nell’intorno
all’impianto, indice della capacità di mantenimento degli emessi e delle loro
concentrazioni.
Non toccando ai cittadini di fornire dati
congruenti (anche quanto a modalità di rilevazione), possiamo solo rappresentare
i notevoli dubbi posti dai dati forniti dal gestore dell’impianto, anche nelle
due procedure di VIA e AIA, attendendoci dall’organo istruttore che chieda
integrazioni specifiche utili a
rappresentare scenari quanto più verosimili e adeguati alla situazione
territoriale e congruenti con le risultanze dei monitoraggi.
La frequenza del periodo di calma è decisamente il
problema principale della questione, atteso da un canto che non è
universalmente accettato che, ai fini della valutazione di un’adeguata
dispersione, la calma di vento debba
fermarsi alla soglia di <0,5 e che si debbano/possano escludere i periodi di
calma assoluta (“0”), e d’altro canto il fine di massima prevenzione dall’inquinamento e di
conservazione di una qualità dell’aria sostenibile alla vita umana e all’intero ambiente, impongono che si
proceda alla simulazione degli scenari nelle condizioni più sfavorevoli e
dunque non può né deve essere evitata la costruzione degli scenari anche e soprattutto nel periodo di calma, attraverso la sua
specifica rappresentazione nelle condizioni di temperatura e pressione
anche mediante un’adeguata
caratterizzazione alla stessa durata della calma di vento.
Infatti,
scorrendo i dati della sequenza settennale e i dati forniti dall’Arsiam, i periodi
di calma durano talvolta non solo varie ore nella stessa giornata ma si
prolungano continuativamente per vari giorni e, in alcuni periodi, anche per 15
giorni.
E’
peraltro indubbio che lo scenario costruito dal modello di dispersione dipende
essenzialmente dai dati in esso inseriti.
Ecco
che allora, ai fini della valutazione ambientale oggetto del presente
procedimento, deve essere fornito lo
scenario alle varie velocità del vento e nei periodi di calma, considerando per
questi ultimi non solo la frequenza ma anche la durata delle calme stesse e
nella condizione di massima durata con analisi di una sequenza significativa
delle velocità del vento immediatamente precedenti.
Non
sfuggirà infatti che una calma di vento, durata diverse ore e addirittura vari
giorni, dopo un periodo con velocità inadeguate di venti, ha un’incidenza significativa sul
mantenimento della concentrazione e sul deposito al suolo di tutti gli emessi e
sul relativo accumulo.
Di
sicuro rilievo è anche la necessità che
siano esplicitati i valori prossimi al limite minimo di <0,5 e quelli
riferiti a velocità <1, al fine di
valutarne la significatività.
Non
senza osservare che nei documenti di AIA non viene fornita alcuna motivazione scientifica sulla capacità
dispersiva di un vento spirante alla velocità da >0,5 fino a 1 m/s, laddove
la stessa ditta, nel documento di SIA, al capitolo 4 - altezza del camino-
dichiara che il modello SCREEN3, certificato EPA- utilizzato per
determinar l’altezza ottimale del camino al fine di evitare le ricadute al
suolo, calcola le concentrazioni per brevi periodi, riferiti a un’ora o
a un giorno, relativa alle sei classi di stabilità e per velocità del vento
non inferiori a 1 mt/s. In altri termini il modello suggerisce e
garantirirebbe una sufficiente dispersione per velocità di vento maggiori a 1
mt/s. Su tale parametro calcola l’altezza ottimale del camino.
Non solo. La definizione di calma
utilizzata nell’ambito di procedure a spiccato fine precauzionale va anche ben
oltre la velocità di 1m/s.
- Servizio
Meteo – legenda simboli
Vento assente o
molto debole : velocità fino a 1 mt/s
ARPA
VENETO – Piano di tutela e risanamento dell’atmosfera
Considera calme
o vento debole i venti fino a 1,5 mt/s
Scala Beaufort:
calme di vento da 0 a 1 Km/h; bava di vento da 2 a 5 Km/h (www.martinosanna.de)
Calme velocità di vento <0,2 mt/s – bava di
vento 0,3-1,5 mt/s; brezza leggera 1,6-3,3 mt/s… (il clima dell’Italia
nell’ultimo ventennio)
ARPA
Piemonte – calme per velocità di vento fino a 1 mt/s
(capitolo “le calme dei venti”)
CNR-Istituto inquinamento atmosferico: “studio di
ricaduta e deposizione al suolo dei microinquinanti atomosferici emessi dalla
centrale elettrica di Manfredonia alimentata a CDR e biomassa” – dati
anemometrici: l’Istituto considera le calme una velocità media del vento
<1,5 m/s
Provincia di Torino: “Un DB meteorologico a supporto dei modelli di
dispersione, dati e informazioni disponibili” a cura di dott.ssa Sara Riccardo:
Modelli gaussiani : dati di ingresso: U velocità del vento ( > 1
mt/s) – calme di vento U < 1 mt/s
“Relazione sullo stato
dell’ambiente in provincia di Milano” – Calme di vento < 1mt/s
Provincia di Potenza: “Interfacciamento di modelli di trasporto di
inquinanti in atmosfera con sistemi grafici informativi” Modello RTDM : calme
di vento velocità < 1852 Km/h
Comunità Bassa Val Susa
– monitoraggi aria 1999-2001 : calme intesa per velocità venti inferiori a 3
mt/s
Dal che scaturisce che
anche l’ARPA Molise, qualora dovesse validare gli scenari delle concentrazioni
e deposito sulla base delle calme nella definizione utilizzata da Hera
Ambiente, deve darne specifica e adeguata motivazione sia riguardo agli
autorevoli comportamenti di altre Arpa e autorità ambientali, sia riguardo ai
fini di prevenzione e precauzione insiti nella procedura di A.I.A.
·
CONCENTRAZIONE
EMESSI
CHIEDIAMO SIA DATO RISCONTRO E SPIEGAZIONE ALLE SEGUENTI DISCORDANZE:
a) V.I.A.:
documento di “Chiarimenti e integrazioni” del febbraio 2009: capitolo 4.1:
Analisi semplificata delle peggiori ricadute al suolo worst-case.
“Altezza del camino. Come riportato nello SIA, il camino è in acciaio a
doppia canna concentrica con coibentazione intermedia. Il diametro è 1,6 m
e l’altezza di mt 45”
Per giustificare la scelta del camino di altezza mt 45, riferita come
altezza ottimale, si riferisce che “sono state effettuate delle analisi di
ricaduta al suolo per una serie di valori di altezza del camino (35-43-50 m)”.
I risultati sono:
“Si
nota come un’insufficiente altezza del camino possa indurre delle ricadute al
suolo dei fumi elevate sia in prossimità dell’impianto che a distanza elevate
(5000 mt) dall’impianto. Mentre per altezze del camino sopra i 43 m
non emergono sostanziali differenze delle ricadute al suolo per distanze medie
o elevate dall’impianto. Nel caso di altezze del camino pari a 50 m si ha una
diminuzione delle ricadute al suolo solo entro una distanza di m400 dal camino.
Pertanto non si evincono particolari diminuzioni delle ricadute al suolo, oltre
il perimetro di impianto, per altezze del camino superiori a mt 43.”
“Al
termine di questa fase di screening è stata selezionata un’altezza del
camino di 45 m, abbinata a una velocità di uscita dei fumi di 10,5 m/s,
corrispondente a un diametro interno di 1,6 m. Sulla base
di questa configurazione sono state eseguite le modellazioni approfondite delle
condizioni di dispersione degli inquinanti in atmosfera diffusamente descritte
nel quadro ambientale dello SIA che hanno confermato la validità della
configurazione di progetto adottata”
Capitolo 7.1:
analisi dei risultati: Valori massimi: “I valori massimi delle ricadute al
suolo degli inquinanti considerati sono stati rilevati:
·
in un’area a distanza di circa 1,2 km dall’impianto
in direzione W-SW, in una zona che si
colloca a cavallo della linea ferroviaria Vairano-Campobasso, in parte adibita
a Area Industriale e in parte a area agricola
·
in un’area naturale a distanza di circa km 2,0
dall’impianto in direzione Nord
I valori di concentrazione massimi ottenuti nella simulazione annuale si
verificano sempre nel settore W-SW e in quello N”
A.I.A.:
Elaborato tecnico 7: Piano di Sorveglianza e Monitoraggio Esterno. Capitolo
8.1.2 Analisi dei risultati e delle massime concentrazioni stimate dal modello.
Descrizione della sorgente emissiva. Camino H 44, diametro 1,4, velocità fumi
26,29 m/s (scenario S1), 24,47 m/s (scenario S2)
“Le mappe relative alla distribuzione delle
concentrazioni al suolo stimate come massimi o percentili su media oraria,
giornaliera ed annuale, sono ottenute interpolando i corrispondenti valori di
concentrazioni stimati dal modello di dispersione CALPUFF per ciascun recettore
per il triennio 2010-2012.
Analizzando le
mappe relative alla distribuzione spaziale delle concentrazioni massime su
media annuale, si rilevano per entrambi gli scenari (S1 e S2) pennacchi di
ricaduta di forma bi-lobare orientati coerentemente con la distribuzione delle
rose dei venti ed un punto di massima ricaduta al suolo localizzato in
corrispondenza dell’area a nord-nord-est rispetto alla sorgente emissiva a
circa 300 m di distanza.
Le mappe
relative ai massimi o percentili delle concentrazioni su media oraria per gli
inquinanti normati dal D.lgs. 133/2005 presentano una distribuzione che
risulta essere influenzata dall’orografia del terreno con massimi di ricaduta
localizzati ad est dell’impianto a circa 100 m dal camino emissivo. I
valori massimi di ricaduta relativi ai massimi o percentili delle
concentrazioni su media giornaliera, invece, ricadono a circa 350 m, in
direzione sud-ovest.”
A.I.A: Relazione tecnica . 4.4.1.11 Camino di espulsione dei fumi.
“Il
camino di espulsione dei fumi di coincenerimento è in acciaio a doppia canna
concentrica con coibentazione intermedia. Il diametro è di 1,6 m e
l'altezza di 43 m. Tenuto conto di una portata massima dei fumi pari
a circa 100.000 m3 h-1 (portata secca) e della sezione del camino la
velocità di efflusso è pari a 13,5 m s-1.”
Rileviamo
che i dati tecnici dichiarati riferiti all’altezza del camino, al suo diametro
(interno), alla velocità di uscita dei fumi sono discordi tra i vari documenti
di VIA e AIA; in particolare quelli
considerati nel modello di simulazione per l’AIA sono diversi da quelli
considerati nella simulazione per la VIA
e sono diversi da quelli dichiarati nella relazione tecnica AIA.
Si
appunta l’attenzione sulle risultanze delle simulazioni delle ricadute tra VIA
e AIA.
Nella
VIA sono state ipotizzate ricadute costanti fino a distanza di circa 1,2 km
dall’impianto in direzione W-SW, e fino
a distanza di circa km 2,0 dall’impianto in direzione Nord, considerando
un’altezza del camino di mt 45, perché per altezze inferiori e fino a 43 mt
le ricadute al suolo dei fumi sono elevate sia in prossimità dell’impianto che
a distanza elevate (5000 mt) dall’impianto.
Nell’AIA,
considerando un’altezza del camino di mt 44,
le ricadute al suolo sono individuate quanto al massimo a c.a 300 mt di
distanza in direzione N, mentre per le concentrazioni su base oraria i massimi sono localizzati a circa 100 mt a
est dell’impianto e su base giornaliera a circa 350 m. in direzione sud-ovest.
Tutto ciò mentre l’altezza del camino è di mt 43.
Ci
chiediamo quale affidabilità abbiano le valutazioni proposte nella VIA, che
hanno consentito di avere l’autorizzazione all’esercizio, e quale affidabilità
abbiano le simulazioni proposte nell’AIA, visti i parametri discordi e le
altrettanto discordi risultanze, considerato altresì che nell’attuale procedura
Hera Ambiente ha perseguito lo scopo di
dimostrare che le ricadute al suolo si verificano, nei loro massimi, solo
tutt’intorno all’impianto stesso, così implicitamente escludendo interessamenti
rilevanti e significativi per le aree agricole e per le popolazioni locali.
Trattandosi
di scenari delle concentrazioni attese al suolo la questione appare oltremodo
pertinente se non addirittura decisiva nella presente procedura, anche al fine di capire quale valenza possa avere
la già espletata VIA.
Non
senza rimarcare che nella presente procedura non è stato affatto
analizzato l’effetto di accumulo
nell’aria e al suolo di tutti gli emessi in periodi più o meno lunghi.
E ancora, non sembra sia stato dato il giusto peso
all’effettiva conformazione abitativa. Infatti Hera Ambiente sostiene che
“l’uso del suolo all’interno dell’area di studio è caratterizzato dalla
massiccia presenza di aree agricole e aree urbane nella zona pianeggiante,
mentre sulle montagne è invece dominante la presenza di aree boscate.” Invece,
i principali agglomerati sono situati in zona collinare ( mt 222 di Venafro, mt
235 di Pozzilli, mt 468 di Monteroduni, mt 460 di Filignano, mt 290 di Capriati
al Volturno, mt 323 di Sesto Campano, mt 657 di Conca Casale..) rispetto al
piano minimo di mt 160, e l’agglomerato di S. Maria Oliveto è collocato sulla
collina di fronte al sito dell’impianto, l’agglomerato Taverna Ravindola si
estende in posizione in gran parte pianeggiante a poche centinaia di metri a
Nord dall’impianto. Tale situazione fa sì che gli inquinanti, portati dal
vento, seguendo l’orografia del territorio, vanno a colpire in fase dispersiva
proprio i centri abitati situati in collina.
b) condensatore
e ciclo di raffreddamento
Nella
relazione tecnica si riferisce che “Il
vapore scaricato dalla turbina è condensato in un condensatore con
raffreddamento ad acqua situato al di sotto dello scarico della turbina lato
bassa pressione ed è collegato al circuito di raffreddamento dell'acqua
costituito da torri di refrigerazione e pompe di circolazione.
L’idrocondensatore ha la funzione di sottrarre calore, attraverso uno
scambiatore di calore ad acqua, al vapore scaricato dalla turbina a fine
espansione provocandone in tal modo la condensazione alla fase liquida. Tale
cambiamento di stato comporta la necessità di asportare una notevole quantità
di calore: ciò è ottenuto facendo circolare nel circuito di raffreddamento una
portata d'acqua di 2.400 m3
h-1, e in
cui:
· l'acqua a temperatura di
30-35 °C passa all'interno dei tubi contenuti nel condensatore che sono
lambiti, sulla superficie esterna, dal vapore scaricato dalla turbina ed in
fase di condensazione;
· l'acqua, nel raffreddare il
vapore, si riscalda e fuoriesce dai tubi del condensatore ad una temperatura di
circa 10 °C superiore a quella di ingresso;
·
l'acqua così riscaldata viene trasferita ad un sistema di raffreddamento
costituito da una batteria di torri di raffreddamento a torri evaporative nella
quale viene distribuita, dall'alto con speciali diffusori, su celle a nido
d'ape, in polipropilene, che presentano una grande superficie.
La torre di raffreddamento, è costituita da 6 unità doppie
(totale n.12 celle) attraversate in controcorrente, dal basso verso l'alto, da
una corrente continua di aria mossa da ventilatori ad asse verticale: l'effetto
congiunto della grande superficie di scambio e della ventilazione induce un
forte effetto evaporativo con conseguente
raffreddamento dell'acqua che ricade in una vasca sottostante, di 13,60 x 15,95
m per un'altezza di circa 2,7 m e da qui, attraverso un pozzo di raccolta
protetto da filtro a rete, viene inviata ad un collettore interrato. A quest'ultimo
fanno capo tre pompe di circolazione che rinviano l'acqua al condensatore.
Si dubita che l’acqua fornita dal Consorzio sia a
temperatura di 30-35 °C
Si dubita che l’acqua riscaldata fuoriesca dai tubi
del condensatore a una temperatura di circa 10°C superiore a quella d’ingresso
Si dubita che dalle torri di raffreddamento l’acqua
ricada totalmente nella vasca sottostante per essere poi reiviata al
condensatore
Infatti sono costanti le fuoriuscite, dalla zona
dell’impianto, di grandi masse biancastre, che la stessa Energonut si è
affrettata a dichiarare essere vapore.
Perché sottacere questo importante dato tecnico?
Alla
fine quanta energia termica viene immessa nell’atmosfera, dal camino e dalle
torri di raffreddamento? E che effetti produce, in considerazione del n. di ore
di funzionamento e della scarsa capacità dispersiva dell’area?
Quantitativi
bruciabili
Hera Ambiente è
stata autorizzata a utilizzare combustibili per un quantitativo annuo di t.
93.500.
Tuttavia, nella
relazione tecnica, a pag. 50 e ss., sembra paventare che potrà utilizzare
quantitativi maggiori in funzione del PCI dei rifiuti in ingresso per sfruttare
la potenza massima del forno.
Si fa rilevare
che la società ha espletato la procedura di VIA sulla base dell’assunto che la
potenza nominale dell’impianto non variasse e tutte le possibile indagini
sull’impatto sono state condotte in funzione di quell’unico parametro.
L’aumento
dei quantitativi da bruciare (per di più lasciato all’apprezzamento del gestore
dell’impianto secon le composizioni del combustibile) determina una modifica
sostanziale e comporta l’applicazione dell’art. 10, comma 1 seconda parte,
D.Lgs 152/2006, che così recita: “
“Qualora
si tratti di progetti rientranti nella previsione di cui al comma 7
dell'articolo 6, l'autorizzazione integrata ambientale può essere rilasciata
solo dopo che, ad esito della verifica di cui all'articolo 20, l'autorità
competente valuti di non assoggettare i progetti a VIA”.
Ugualmente determina modifica sostanziale
l’utilizzo di un rifiuto non precedentemente autorizzato.
Hera Ambiente, infatti nella presente procedura
chiede di essere autorizzata a bruciare rifiuti avente il codice CER 191212,
riportando nella nota “Il CDR fuori specifica dalla norma UNI 9903-1:2004 (RDF
di qualità normale) e tutte le classi di CSS richieste”, mentre precedentemente
era stata autorizzata solo per codice 191210, avendo la società peraltro
dichiarato e certificato di acquisire solo CDR di qualità.
La nuova norma Uni 9903 ha stabilito le specifiche
per i CER 191210 e CER 191212 qualora
qualificati come CSS:
CER 191210 -
rifiuti combustibili (CDR: combustibile derivato da rifiuti)
CER 191212 - altri rifiuti (compresi materiali
misti) prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti, diversi da quelli di cui
alla voce 191211
Peraltro, l’impianto intende conservare la qualifica di impianto da fonti rinnovabili
sicché, a mente dell’art. 2, comma 1 lett. a),
dovrebbe essere autorizzato a bruciare solo la parte biodegradabile dei
rifiuti industriali e urbani.
Non senza
osservare che non specifica affatto quali quantità per ciascun codice CER
preveda di utilizzare, al fine di consentirne la relativa autorizzazione.
Inoltre andrebbe
proposto uno scenario delle emissioni preventivate in funzione di
prefissate quantità di combustibile per
rifiuto 191212.
WWF
Molise
-avv.
Giuseppina Negro-
Commenti
Posta un commento