Molise, Energia, WWF



In questi giorni il Consiglio Regionale è chiamato a discutere ed approvare il Piano Energetico – Ambientale Regionale (PEAR) ed è anche per noi l’occasione per riflettere su temi di questo genere, senza nulla togliere all’operato degli Amministratori il cui compito principale è quello di immaginare il futuro di questa terra.

Il WWF ha come proprio stile l’atteggiamento collaborativo ed è opportuno quindi ricordare agli Amministratori, che hanno una posizione privilegiata dalla quale poter recepire i diversi pareri dei diversi portatori di interessi, che definire piani non è tanto limare e stabilire delle regole, quanto immaginare il futuro, indirizzare le scelte, garantire alle prossime generazioni una migliore qualità della vita, un territorio appetibile, la concreta possibilità di impegnare risorse e speranze laddove sono nati.

Il senso di sviluppo, è vero, può essere inteso come incremento del reddito, oppure come migliore qualità della vita. La sfida di questi tempi è mettere saggiamente insieme le due cose ragionando appunto in termini di sostenibilità.

Vuol essere, questo, un piano ambientale, oltre che energetico. Normalmente, quando siamo chiamati a risolvere un problema, ci concentriamo sulla soluzione di quel problema, trascurando spesso che quella soluzione inneschi altri problemi. La cosa importante è invece cercare di ragionare in termini di relazioni che esistono e possono svilupparsi tra i vari aspetti dell’habitat umano, cioè sull’ambiente in senso lato, appunto.

Tutti oggi abbiamo bisogno di energia, inutile cercare di negarlo. La saggia consapevolezza sta nell’avere ben chiaro che produrre energia significa consumare risorse, risorse come il suolo e il sottosuolo, il paesaggio, la vita dei corsi d’acqua… significa inquinare con fumi, polveri, trasporti…

In Molise, che produce più energia di quanta ne abbisogni, non si può credere che si sia trovato una sorta di Eldorado, un settore su cui puntare per produrre ricchezza. Vale per l’energia lo stesso ragionamento applicabile al bene acqua: il Molise è ricco d’acqua, ma non dobbiamo dimenticare che questo bene prezioso costa: produzione di acqua significa montagne, significa neve, significa disagi e spese a carico dei cittadini e non è il caso di non valutare l’acqua nella giusta maniera.

È quindi necessario lasciarsi guidare da alcuni principi fondamentali e, quando questi siano assodati, operare delle scelte coerenti.

Per noi i principi sono:

  • 1)      Autosufficienza dei territori
  • 2)      Zonizzazione e tutela delle peculiarità del territorio

 

Autosufficienza dei territori

 

Il Molise produce più energia di quanta ne richiede, è risaputo e facilmente riscontrabile dai dati Terna. Produrne di più senza vantaggio è un consumo di risorse, è tralasciare le altre possibilità di sviluppo del territorio, è ipotecare il futuro delle scelte. Ovviamente se tutti i territori, cioè altre Regioni, facessero proprio questo obiettivo non avremmo nessuna necessità di produrre maggiore energia; così non è, ma questo definisce i territori produttori, come il Molise, come territori di servizio. In termini globali e di sussidiarietà potrebbe anche essere una logica perseguibile, quando però vi fosse indietro un tornaconto e così non sembra essere.

 

Zonizzazione e tutela

 

Produrre energia è un sacrificio, è un oggettivo danno al territorio. Quindi vanno scelte le condizioni in cui il danno possa essere il più limitato possibile. Sistemi, dunque, poco impattanti, non inquinanti, poco invasivi. Ben poca scelta, in effetti, rimane perciò allo stato delle tecnologie, perché ormai la consapevolezza è diffusa. Se sacrificio va fatto, va ben determinato dove sia accettabile farlo e, soprattutto, dove assolutamente non lo sia. Il discorso ecologista, dell’”ambiente come casa” è la logica del buon padre di famiglia: dovendo installare un oggetto necessario ma fastidioso, certo non lo collocherà davanti casa, ma sul retro o in un luogo poco visibile. Così deve essere per i nostri paesaggi, per i campi agricoli, per i luoghi storici o di orgoglio sociale. Soprattutto vale la pena soffermarsi a pensare agli incentivi esterni: è da biasimare l’imprenditore che pensi al Molise come luogo per impiantare, ad esempio, una foresta di pali eolici? Non lo è, perché se con il territorio non ci facciamo nulla – come invece fanno altrove – tanto vale consentirne lo sfruttamento. Allora è su questa ultima premessa che deve concentrarsi l’attenzione degli Amministratori, prima di procedere con scelte puntuali.

Una ultima attenzione va posta sulle tipologie degli impianti di produzione. Sono sacrifici, l’abbiamo detto, e non esistono sistemi completamente sostenibili.

Bruciare combustibili fossili o rifiuti non è esattamente il meglio che si possa fare; bruciare biomasse potrebbe essere una idea accettabile, pur trattandosi sempre di combustione, con i rischi connessi, ma solo se tale attività fosse associata ad un serio piano di gestione del verde: nel bilancio della CO2, si dimentica il fattore tempo, per cui si brucia in pochi istanti una risorsa che richiede molto tempo per rigenerarsi.

L’eolico genera problemi di consumo di suolo, di materie prime per i basamenti e danni elettromagnetici, ma è l’impatto sul paesaggio, con le sue forme innaturali, il detrattore più importante.

Anche l’idroelettrico, che appare innocuo e familiare, non è privo di difetti, soprattutto quando abbiamo già depauperato le risorse fluviali: lo sbarramento dei corsi fluviali crea infatti problemi alla fauna che li risale per riprodursi e lo stesso fiume ha la sua vita, con le fasi di erosione e deposito, che le variazioni sulla corrente inducono nell’alveo e nella falda.

Meglio dunque non fare? No. Meglio agire con consapevolezza.

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