Le azioni per l'invaso di San Vincenzo, ma ci piace chiamarlo Lago.

Fa discutere il progetto dell'Enel per il lago di San Vincenzo e della Montagna spaccata; il servizio della RAI, chiaro e sintetico, è visibile qui:

https://www.rainews.it/tgr/molise/video/2023/09/centrale-idroelettrica-pizzone-potenziata--23461430-05e3-455a-8fe3-edd282ff28ab.html


Il Comune di Alfedena lamenta il rischio di vedersi impoverito il proprio progetto di sviluppo dell'area:


"A rischio il progetto di valorizzazione del Lago promosso dall’Amministrazione comunale."

(da “PIZZONE II” Impianto di generazione e pompaggio – Comune di Alfedena )

“Enel è proprietaria e gestore del Sistema Idroelettrico di Montagna Spaccata che consiste in una serie di invasi in cascata che alimentano altrettante centrali. Nel tratto di monte di questo sistema esiste oggi l’invaso di Montagna Spaccata, che alimenta la centrale di Pizzone e l’Invaso di Castel San Vincenzo, che riceve le acque dalla Centrale di Pizzone e alimenta quella di Rocchetta. Nell’ambito delle strategie di investimento per ampliare la produzione di energia rinnovabile Enel sta considerando la possibilità di intervenire sul Sistema esistente per migliorarne l’efficienza o incrementarne la potenza installata. “Stantec S.p.A. (di seguito “Stantec”), in qualità di Consulente Tecnico, è stata incaricata da Enel di effettuare uno Studio di Pre-Fattibilità e successivamente il presente Progetto Definitivo per Autorizzazione per valutare la possibilità di convertire lo schema idroelettrico tradizionale esistente in un nuovo impianto di pompaggio / generazione preservando i due bacini”. Nel 2021 è stato consegnato a Enel il citato Studio di Pre-Fattibilità, selezionando una alternativa progettuale basata sulla realizzazione di una Centrale da 400 MW, dimensionata per sfruttare al massimo le caratteristiche naturali dell’area. Detta soluzione era basata sulla realizzazione di una nuova galleria di adduzione e condotte forzate con una portata massima di progetto pari a 120 m3/s a servizio di due gruppi macchine reversibili da circa 200 MW cadauna da installarsi in caverna. I gruppi erano previsti uno a velocità fissa ed uno a velocità variabile. Successivamente, in sede di tavolo tecnico con Terna, gestore della rete, si è deciso di limitare la potenzialità massima della Centrale a 300 MW, adeguando il dimensionamento delle opere a tale diversa produzione, per consentire il collegamento alla rete in prossimità dell’impianto limitando la costruzione di nuove linee. Dalle verifiche effettuate è conseguito un ridimensionamento della massima portata di progetto a 90 m3/s.” 

Il Progetto Definitivo per Autorizzazione si compone dei documenti consultabili dal seguente link: https://va.mite.gov.it/en-GB/Oggetti/Documentazione/9904/14596

Dalla documentazione relativa alla stima degli impatti si evince che “………. i bacini di Montagna Spaccata e Castel San Vincenzo nel corso del tempo sono di fatto stati antropizzati con la costruzione di aree di ricreazione sulle sponde dei bacini. Tali attività ad oggi risultano fonte di guadagno per le comunità richiamando molti turisti. Nella configurazione futura di progetto dei bacini, che prevede notevoli abbassamenti ed innalzamenti dei livelli, tali attività non potranno essere mantenute per motivi di sicurezza. L’impatto sul contesto socio-economico sarà pertanto significativo”

Paradossalmente, in considerazione dell’oscillazione continua dei livelli appare ancora più evidente la necessità della sistemazione delle sponde del bacino, come da anni questa amministrazione continua a chiedere di poter realizzare a proprie spese, quale elemento di contrasto e mitigazione dei fenomeni erosivi generati dalle acque.

Osservazioni nel merito possono essere formulate entro 30 giorni dalla pubblicazione, scadenza 6 settembre, da tutti gli interessati in aggiunta a quelle che le Amministrazioni coinvolte intendono in modo puntuale formulare.

Planimetria di progetto: https://va.mite.gov.it/en-GB/Oggetti/MetadatoDocumento/881420

il Lago di San Vincenzo è anche un aspirante luogo del cuore del FAI:
"Custodito tra le meraviglie del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise c'è il lago di Castel San Vincenzo al Volturno , un piccolo gioiello che potrete trovare nell'omonimo borgo della provincia di Isernia, in Molise. il Lago di Castel San Vincenzo al Volturno è uno specchio d'acqua che non sembra artificiale, una meraviglia color turchese circondato da boschi in cui si specchiano le vette delle Mainarde. Il Lago di Castel San Vincenzo è uno specchio color turchese su cui si specchiano le imponenti vette delle Mainarde. Si tratta di un lago artificiale realizzato verso la fine degli anni '50 per scopi idroelettrici. È alimentato dai torrenti della Montagna Spaccata, dei comuni vicini di Alfedena e Barrea. Le acque dei torrenti alimentano le centrali Enel di Pizzone, di Rocchetta a Volturno e di Colli a Volturno."

secondo il sito VisitMolise 
"Il bacino di Castel San Vincenzo, in provincia di Isernia, è formato da un poderoso sbarramento che imbriglia ed incanala le acque delle sorgenti del Volturno alle pendici delle Mainarde, ad un chilometro dall'abitato di Rocchetta. Il lago occupa una superficie di 61,40 chilometri quadrati ed ha una capacità di 10 milioni di metri cubi d'acqua, che attivano la centrale di Rocchetta, paese di "buon'aria e buona veduta". Le sue rive, di grande interesse paesaggistico, per le caratteristiche altimetriche e climatiche, si propongono come meta turistica soprattutto per i pescasportivi, per gli amanti della canoa e delle piccole imbarcazioni a vela. La fauna acquatica è costituita in prevalenza da salmonidi. In prossimità del lago, dove è possibile dedicarsi alla pesca e ad altri sport d'acqua, sono presenti un'area attrezzata per il camping e un maneggio. D'estate, sulle sue rive stazionano campeggiatori e bagnanti."

Timori e considerazioni del comune di Alfedena sono condivisibili?
Nella documentazione, che non è stato possibile analizzare con l'opportuna cura, non sembra evincersi uno studio specifico sulla entità del flusso idrico necessario al funzionamento della nuova centrale: viene soltanto affermato che i bacini vengono salvaguardati; tuttavia il flusso dell'acqua, si legge, è stato nel tempo oggetto di contrattazione, passandosi dai 120 mc/sec previsti dal progetto originario ai 90 mc/sec del progetto attualmente in discussione. Peraltro un flusso di portata di 90mc/sec sarebbe in grado di svuotare l'intero invaso di 10 milioni di metri cubi in appena 30 ore, con significative conseguenze sulla stabilità delle ripe. 
Quanto dichiarato in progetto, quindi, e cioè "Nella configurazione futura di progetto dei bacini, che prevede notevoli abbassamenti ed innalzamenti dei livelli ..." il riferimento alla sicurezza delle sole attività economiche e turistiche esistenti non appare sufficiente, mettendosi di fatto in discussione la stabilità dei pendii di ripa, con rischi di frane e smottamenti, insabbiamenti e conseguente riduzione della capacità del bacino, con la conseguente necessità di consolidamenti ripariali.


Nell'immediato della conoscenza il WWF si attivava con la sua rete con una osservazione, depositata da APS Cisav il 5 settembre:


Un nuovo impianto idroelettrico tra Alfedena e Castel San Vincenzo trasformerà il territorio. È scandaloso far passare un progetto così impattante senza un reale confronto con le popolazioni! Abbiamo appreso solo da poco dell’esistenza di un grande progetto che trasformerà drasticamente una parte importante del nostro territorio, quella che da Pizzone apre le porte del versante molisano del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Il 7 agosto 2023, mentre in molti eravamo in ferie e gli uffici pubblici erano deserti, ENEL ha fatto pervenire una comunicazione ai comuni dell’area, annunciando che ben presto sarà realizzata una nuova centrale idroelettrica, denominata Pizzone II, con una potenza di 300 MW. Una struttura imponente, che con un tracciato di chilometri di gallerie sotterranee e cavi aerei, invasive opere murarie a vista, cumuli di scarti e materiali di risulta darà il triste benvenuto a visitatori e abitanti alle porte del Parco Nazionale, ai monti della Meta. Come associazioni, abitanti e imprese del territorio che operano in modo sostenibile nel rispetto della natura, del paesaggio e delle comunità locali non siamo stati minimamente interpellati ed esprimiamo il nostro sgomento per le modalità e le tempistiche con le quali abbiamo dovuto apprendere la notizia! Come comunità siamo inoltre molto preoccupati circa la vicinanza degli elettrodotti alle abitazioni e alle masserie per via dei ben noti effetti collegati alla salute relativi a esposizioni prolungate. Non siamo contro la realizzazione dell’opera a prescindere! Pur avendo avuto poco tempo per consultare la documentazione progettuale, ci dichiariamo a favore della produzione di energia rinnovabile e pulita. Tuttavia, averci trascurato ci insospettisce e ci fa porre alcuni quesiti sull’equilibrio idrogeologico dell’area, sulle trasformazioni del paesaggio, sulla convivenza tra gli abitanti e la grande opera, sull’impatto devastante sulla già minacciata fauna selvatica. Sappiamo bene che non darà lavoro se non a pochi professionisti delle città, ma anzi avrà un impatto sul tessuto socioeconomico significativo poiché metterà in discussione le attività ricettive e ricreative faticosamente realizzate in questi anni proprio grazie all'esistenza dei laghi di Castel San Vincenzo e Montagna Spaccata. Temiamo poi per la tenuta del terreno che sarà traforato per chilometri, per l’attacco alla biodiversità dell’area (il territorio di Pizzone è molto frequentato dagli orsi!) e alle comunità faunistiche dei bacini lacustri, per le drastiche trasformazioni al paesaggio. Il lago di Castel San Vincenzo e quello della Montagna Spaccata, ad esempio, non saranno più quelli che, ormai, siamo abituati a vedere e ad utilizzare come bagnanti, come animatori culturali e operatori del turismo. Dovremo assistere a continui abbassamenti dei livelli dell’acqua e repentini allagamenti. Probabilmente non potremo nemmeno più affacciarci sulle loro sponde! Chiediamo dunque ad ENEL di convocare urgentemente un tavolo di consultazione alla presenza di tutti i portatori di interesse, le amministrazioni comunali, il Parco Nazionale, le associazioni e ogni singolo abitante. Il progetto dev’essere illustrato nel dettaglio e discusso con chi, quotidianamente, dovrà convivere con rumori, traffico e cemento. 
 FIRMATO, LE ORGANIZZAZIONI: 
WWF OA Molise, WWF Abruzzo, Società Italiana di Storia della Fauna, CAI Sottosezione di Montaquila-Valle del Volturno, CAI Sezione di Napoli, Sentieri Aperti Pizzone, Centro Indipendente Studi Alta Valle del Volturno - APS, Osservatorio Alto Volturno, Associati Malatesta, Aranova APS, Associazione culturale "Circolo della Zampogna APS", Forum Ambientalista, Parco Turistico Oasi delle Mainarde, Molisè Rafting, Azienda Apistica Marruca, Amici del Volturno ASD, Pesca ambiente Molise, APS Colli a Volturno, Fipsas Isernia, Collettivo divergente, Comitato Albanova Volturni, Innautura Sport e Cultura, Attraverso il Molise ASD-APS, ASD cascate del volturno 

Si provvedeva inoltre a depositare, il giorno successivo, altra osservazione del WWF Molise:


Lascia perplessi che una Società possa di fatto arrivare a determinare le scelte di trasformazione di un territorio e della sua economia, scelte che spetterebbero alle comunità che lo vivono e lo amministrano secondo la propria visione di futuro. Si legge nell’incipit della relazione di progetto che “Enel è proprietaria e gestore del Sistema Idroelettrico di Montagna Spaccata..” e Enel Green Power S.p.A.intende convertire l’impianto esistente “preservando i due bacini”. Vale la pena soffermarsi a chiedersi se il senso di proprietà citato riguardi i soli manufatti, impianti ed attrezzature, oppure coinvolga anche le risorse idriche contenute. Ad ogni modo il progetto prevede la realizzazione di un sistema idrico chiuso in cui l’acqua verrà pompata dal bacino inferiore, bacino - o lago - di San Vincenzo al Volturno, al bacino - o lago - superiore della Montagna Spaccata, da cui sarà in grado di alimentare la potenziata centrale di Pizzone. Sarà pur vero che i bacini in questione sono stati a loro tempo realizzati per finalità energetiche, ma nel frattempo hanno acquisito una loro autonomia turistica e paesaggistica significativa, inseriti come sono in un quadro ambientale, sociale e naturalistico particolarmente significativo sia per le popolazioni locali, sia per il turismo, sia per i preziosi servizi ecosistemici. 
Al di là delle attenzioni - già riconosciute dal progetto - che necessariamente bisognerà mantenere alte in un territorio particolarmente delicato e sovrabbondante di vincoli, va osservato che il sistema idrico che si propone è considerabile sì chiuso, ma fortemente dinamico. Per quanto riguarda il solo lago di Castel San Vincenzo l’alternarsi dei brevi cicli di pompaggio e ricarica comporteranno una continua variazione di livello del lago stesso non trascurabile, che a sua volta comporterà continui avanzamenti e arretramenti della linea di ripa, variazioni nella falda freatica, con la conseguente prevedibile ricerca, da parte di terreni e rocce adiacenti, di una nuova e diversa morfologia, con frane, smottamenti, insabbiamenti. Si comprende perciò l’affermazione di progetto per cui “……. i bacini di Montagna Spaccata e Castel San Vincenzo nel corso del tempo sono di fatto stati antropizzati con la costruzione di aree di ricreazione sulle sponde dei bacini. Tali attività ad oggi risultano fonte di guadagno per le comunità richiamando molti turisti. Nella configurazione futura di progetto dei bacini, che prevede notevoli abbassamenti ed innalzamenti dei livelli, tali attività non potranno essere mantenute per motivi di sicurezza. L’impatto sul contesto socio-economico sarà pertanto significativo”. Questa affermazione perentoria ha bisogno di chiarimenti, non comprendendosi, nell’ambito progettuale, se il problema sia di utilizzo del territorio, riguardi autorizzazioni e concessioni, ovvero di sicurezza e, in tal caso, a chi competerebbero eventuali adempimenti, recinzioni, azioni e installazioni inerenti, appunto, la sicurezza. 

 In definitiva i “laghi”, oggi luoghi di affettività e biodiversità potente, dovrebbero tornare ad essere ciò per cui sono stati realizzati ormai più di cinquant’anni fa con altre visioni e sensibilità, cioè bacini idrici, semplici serbatoi. Ma questa connotazione è oggi impensabile proprio in virtù del tempo trascorso e nel rispetto della volontà delle popolazioni che sentono ormai quei luoghi come fortemente connotativi della propria identità. Sicuramente termini come sviluppo energetico e sostenibilità stanno a cuore a tutti, in contemporanea e in questo momento: lo sforzo di progredire nelle energie rinnovabili è di primaria importanza ma non a scapito di tutte le altre esigenze territoriali: è necessario progredire con saggezza più che intelligenza. Produrre energia, ed energia rinnovabile, è una necessità per la Nazione, ma la produzione di energia è sempre un sacrificio per il territorio. La saggezza sta nel bilanciare gli interessi di tutto l’insieme, evitando il più possibile i sacrifici superflui. Comprendiamo che logiche ed esigenze vanno al di là delle necessità dei piccoli, singoli territori, ma vale la pena ricordare che il piccolo Molise già produce il 188,5% della energia di cui necessita (dati Terna 2021) e che il 79% della energia di cui necessita proviene da fonti rinnovabili. La potenza delle centrali idroelettriche molisane è di appena 88,4 MW. Aggiungere 300 MW sarebbe un bel salto di qualità, ma più probabilmente un enorme sacrificio. 






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