sulla discarica di Tufo Colonoco

La Prefettura di Isernia ha convocato un tavolo di confronto per approfondire le tematiche della discarica di Tufo Colonoco al quale è stato convocato, tra gli altri, anche il WWF Molise.

Gli antefatti sono che a Tufo Colonoco (in territorio di Isernia, ma in prossimità dell'abitato di Forlì del Sannio) è già presente una discarica, di cui gli abitanti di Forlì lamentano i disagi auspicando invece, per il proprio territorio, un futuro di sviluppo sostenibile.

La Regione Molise ha autorizzato un ampliamento della discarica con determina dirigenziale nr 1697 del 4.5.2018.

Il Comune di Forlì del Sannio, con delibera dell'8 ottobre, esprimendo ferma opposizione, ha richiesto il tavolo di confronto, supportato anche da altre Amministrazioni interessate.

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facendo una ricerca sul web con chiave "discarica di Tufo Colonoco" emergono diverse notizie, alcune recenti e riguardanti l'episodio dell'ampliamento attuale, altre già datate che ricordano fatti complessi che hanno riguardato, negli anni scorsi, il sito in questione.

Situazione dunque complessa che testimonia bene quanto sia complicata e delicata la gestione dei rifiuti. Purtroppo siamo ancora ben lontani dall'idea di "rifiuto zero" e quindi tutto ciò che è connesso alla nostra esistenza produce un effetto, cioè un problema, di cui, se non possiamo trovare la soluzione, abbiamo l'obbligo quanto meno di tenerlo sotto controllo.

Nel calcolo della impronta ecologica di ciascuno di noi, vale a dire "quanto territorio occupiamo per vivere", oltre alla quantità di territorio che fisicamente occupiamo noi stessi, le nostre abitazioni, le nostre automobili con lo spazio necessario per muoversi, la quantità di terreno agricolo per la produzione agricola necessaria a sfamare ciascuno di noi, eccetera eccetera... dobbiamo anche calcolare la quantità di suolo necessaria a quello che non riusciamo a ridurre, recuperare, riciclare e riutilizzare, vale a dire le discariche. 

Il problema della discarica è dunque per prima cosa una questione di consumo di suolo, un suolo che potrebbe essere utilizzato per altro ben più utile, e quindi è un sacrificio. Poi intervengono gli aspetti legati all'inquinamento dell'aria, dell'acqua, dei suoli che vanno tenuti sotto controllo con accorgimenti puramente tecnici. Sacrificio quindi di suolo e di risorse. I sacrifici sono necessari... quando necessari.

Il rischio principale è, come al solito, quello di tendere a risolvere un problema senza la consapevolezza di innescarne altri; l'altro rischio è quello di limitare le possibilità future, diritto delle prossime generazioni, con scelte attuali inopportune.

Questa è una linea di principio generale; discende, o discenderebbe, da una coerenza progettuale: quando avessimo chiare le possibilità di sviluppo di un territorio, dovremmo fare di volta in volta delle scelte coerenti. Più spesso vediamo che gli interventi non sono coerenti con una idea di sviluppo
sostenibile ampiamente dichiarate, mentre le cogliamo coerenti con la tendenza allo sfruttamento delle risorse, mai dichiarato ma spesso evidenti.

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Entriamo invece nel merito. 
Scaricando il Piano dei rifiuti della Regione Molise, il dato di partenza è che Tufo Colonno, di proprietà privata, potrebbe avere un ampliamento di ulteriori 800.000 mc; si evince anche che la situazione generale è più che sufficiente per le necessità molisane.

Ciononostante la Regione Molise Molise ha autorizzato un ampliamento per, sembra, 560.000 tonnellate di rifiuti. Verificando il Catasto Rifiuti, la Regione Molise produce 120.000 tonnellate di rifiuti all'anno, con 33.000 tonnellate di differenziata. Ne consegue che, anche se quello di Tufo Colonoco fosse l'unico sito, questo ampliamento sarebbe sufficiente per sei anni circa, sempre che, nel frattempo, non si riesca a migliorare la quota di differenziata, considerando che siamo la penultima regione per efficacia.

Un po' eccessivo, come sacrificio. E più che altro un sacrificio che non serve nel quadro della autosufficienza di territori. Serve però, a quanto pare, per dare una mano ad altre regioni. E anche questo rientra nel quadro dei principi di collaborazione: non è immorale chiedere ad altri territori di contribuire alla risoluzione dei problemi, è però immorale considerarli come territori declassati.

E', in definitiva, come se il proprietario di una villetta chiedesse al vicino di mettere la propria immondizia sul terreno del vicino perché lui non riesce a smaltirla, mentre il vicino non sa che farsene del proprio giardino. Dunque due problemi, per il vicino: il disagio e la limitazione del desiderio di fare del proprio giardino, se non lo è, un bel giardino dove magari far arrivare ospiti e visitatori.

E qui, ovviamente, si sviluppano altri problemi, quei problemi che ciascuno di noi intravede osservando fumosi camion di note ditte che trasportano sulle nostre strade chissà cosa. Ma queste sono altre questioni, che riguardano salute e legalità, che non immaginiamo neanche che possano essere non già affrontati nella sede progettuale di questo intervento.

La Regione Molise è sempre in bilico, complice una limitata seria lungimiranza di scelte, tra sviluppo sostenibile, miglioramento della qualità della vita, valorizzazione territoriale e debolezza strutturale, sfruttamento delle risorse, spopolamento. Ancora indecisa nell'anacronistico confronto tra il benessere e la salute dei cittadini e i diritti dell'impresa privata (si veda l'introduzione al Piano Energetico). E questo non aiuta nessuno, a cominciare dall'ambiente che è il sistema complesso e risultante delle diverse attività umane. Buone e meno buone.

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